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Incontri ravvicinati con Ufo 78

La febbre da Ufo nel nuovo romanzo di Wu Ming tra cinema, politica e televisione con la stella polare del film cult di Steven Spielberg

– Sai che non li chiamano più UFO? Ora si chiamano UAP, cazzo
– Perché gli hanno cambiato nome?
– Già. Bella domanda. hanno cambiato il nome, perché vogliono tenerci all’oscuro. Ti ricordi quando hanno reso pubblico quel video sugli UFO un paio di anni fa? Sì. Ecco, la gente ha iniziato a farci caso. Allora hanno cambiato il nome in UAP. Ma nessuno sa che cazzo sia un UAP, e così tutti hanno perso interesse


È un dialogo tratto da Nope di Jordan Peele. Il film è ambientato nell’anno corrente, il 2022. Nel 2022 quindi non esistono più gli UFO, o meglio, non si usa più il celeberrimo acronimo per designare il mare magnum – il caelum magnum – degli oggetti volanti non identificati. Adesso si usa UAP, che sta per Unidentified Aerial Phenomena: fenomeno aereo non identificato. Passare da “oggetto” a “fenomeno” è traumatico, è come passare dalla parola orale al racconto scritto: evidente la perdita di suggestione, di magia, anche di psicosi. La rivoluzione dello UAP è stata sostanzialmente imposta dal Dipartimento della Difesa Americano: nel 2020, a seguito della diffusione virale di alcuni video di avvistamenti, provenienti da marines in servizio sulla portaerei Omaha, il Dipartimento ha istituito la Unidentified Aerial Phenomena Task Force, con l’obiettivo di studiare e catalogare gli UAP, ed ha cessato di chiamarli UFO nei report ufficiali. Fine di un’epoca. Fine anche del mito?

Facciamo qualche passo indietro, volgendo il nostro sguardo al 1977. Un anno solare è pieno zeppo di avvenimenti rilevanti, ma cerchiamo di estrapolare quelli che possono avere avuto il maggior impatto sull’immaginario collettivo dell’opinione pubblica americana, e per traslato nell’opinione pubblica occidentale. Viene eletto presidente Jimmy Carter, che emana un’amnistia per circa 100mila ragazzi espatriati in Canada, renitenti all’arruolamento per la guerra in Vietnam. Pelé, il grande Pelé, va a giocare negli States in una squadra di fenomeni provenienti da tutto il mondo, il Cosmos. Per la prima e unica volta, nevica a Miami. Muore the King, Elvis Presley, o almeno così raccontano. Esce al cinema il primo episodio della saga di Guerre Stellari. Viene scoperto il planetoide Chirone (Chiron 2060), una via di mezzo tra un asteroide centauro e una cometa, tra Urano e Saturno. A detta degli astrologi più misticheggianti, quelli di diretta ascendenza new age, Chirone avrebbe brecciato il velo di Maya, ricomponendo la dualità di corpo e psiche nell’indivisibilità dell’individuo, che è tutt’uno con l’Universo, perché tutto è in relazione, tutto è connesso. Tutto questo è la premessa per un nuovo modo di guardare a ciò che c’è al di là della terra, all’extraterrestre. Tutto questo è la premessa per Incontri ravvicinati del terzo tipo.


Il disco volante insegue il protagonista Daniel Kaluuya in Nope (2022) di Jordan Peele


Il film di Spielberg esce nelle sale americane il 16 novembre 1977, ed è subito un successo planetario. Incontri ravvicinati del terzo tipo è un manifesto neoumanista, panteista. Deriva in linea di successione diretta dalla fantascienza del maestro Bradbury e di Destinazione… Terra! di Jack Arnold, rivista attraverso Wise e Ultimatum alla Terra, contestualizzata in epoca tardo-hippie. La visione dell’extraterrestre come babau offensivo orrido ostile, tòpos della guerra fredda, lascia il posto all’epifania di esseri sciamanici, latori di un messaggio di pace e amore che è la Shangri-La dell’eterna giovinezza. Esperienza, conoscenza e connessione con gli alieni permettono il raggiungimento dell’elevazione, che è insieme ascensione fisica (la scalata della Devil’s Tower) e mistica (la manifestazione finale dell’astronave madre e l’abduction, il rapimento alieno). Più o meno gli stessi fondamenti del mercerianesimo caro a Philip Dick (Il cacciatore di androidi, 1968), la salita come sublimazione del proprio potenziale ascetico per la realizzazione individuale e collettiva agognata, a riprova dell’esistenza di un humus filosofico diffuso nella controcultura americana.


In Incontri ravvicinati del terzo tipo la visione dell’extraterrestre ostile, tòpos della guerra fredda, lascia il posto all’epifania di esseri sciamanici, latori di un messaggio di pace e amore


Secondo quel fricchettone di Spielberg, il senso del film è nel rapporto tra alieni ed alienati: se l’alieno è l’altro, il diverso per provenienza o per modo di essere, l’alienato è colui che ha visto la Luce, il protagonista Roy Neary. Padre irresponsabile e bamboccione, fanatico di Pinocchio e dei trenini, è un Jack Torrance benigno, vive in un altrove psichico psicotico, teleguidato da un’entità che lo spinge a riprodurre in loop la montagna del contatto. Jillian Guiller, l’altra eletta, è una ragazza madre, discinta languida e scapestrata. Alienati sono i messaggeri, mentre i bambini sono i vettori del contatto: bambino è Barry, il primo ad essere soggetto (non vittima) di abduction nel film, bambini sembrano anche gli extraterrestri polidattili, nella scena clou della loro epifania. Le creature disegnate da Carlo Rambaldi seguono l’iconografia tradizionale, somigliano al famoso cadavere alieno dell’Area 51 e non hanno nell’aspetto nulla di minaccioso, anzi, la moltiplicazione di dita e falangi sembra voler moltiplicare le opportunità di contatto. La collaborazione tra Rambaldi e Giger che diede vita ai mostri di Alien era ancora al di là dal venire, siamo quindi agli antipodi degli umorosi esseri fallico-vaginali che tormenteranno la vita di Ripley.


L’incontro tra umani e alieni nella sequenza finale di Incontri ravvicinati del terzo tipo (1977) di Steven Spielberg


E in Italia? Incontri ravvicinati del terzo tipo esce il 24 febbraio del 1978. I cinema di città e paesi si riempiono: alla fine della stagione cinematografica, il film è il terzo miglior incasso, preceduto con margine da Guerre Stellari e da La febbre del sabato sera. Molti spettatori lo guardano al cinema, molti di più lo guardano, o credono di guardarlo, nella vita reale. Nel 1978 infatti si registrano più di 2.000 (dichiarazioni di) avvistamenti in Italia. Un record assoluto, mai raggiunto prima e subito ridimensionato a partire dall’anno successivo. Gli UFO entrano nel gergo comune, nel lifestyle, permeano quella cultura nazionalpopolare che è la cifra distintiva dell’italianità ( Dischi volanti sull’Italia).

«Extraterrestre portami via, voglio una stella che sia tutta mia. Extraterrestre vienimi a pigliare, voglio un pianeta su cui ricominciare», così canta Finardi in Extraterrestre, del 1978. Gli fa eco Franco Franchi, che incide uno sgangheratissimo 45 giri: Mamma, ho visto un ufo.

Mamma! Ho visto l’ufo!
Zig zig zag! Picchiare giù
Zig zig zag! Posarsi su
Zig zig zag! Tra le colline del paese.
Mamma! Che meraviglia!
Zig zig zag! Scese un omino
Zig zig zag! Venne vicino
Zig zig zag! Fece un inchino…
Zig zig zì! Zig Zig Zà!
Zig zig zì! Zig Zig Zà!
E mi abbracciò!

Ufo, ufo ovunque. Luca Rea, autore televisivo (Stracult, Teche, Domenica In, Una squadra) e documentarista (Django e Django), ha collezionato 32 minuti di schegge impazzite in Ufo 70, una puntata speciale di Teche Rai a tema Ufo: interviste, canzoni a tema, spezzoni di trasmissioni dedicate, collocate nel 1978 e dintorni. Cercando su Google, ci si imbatte in una puntata speciale di Tam Tam, rubrica di approfondimento del Tg1 dedicata agli oggetti volanti non identificati. È del 1978, come del 1978 sono le interviste agli ufologi nel Portobello di Enzo Tortora, del 1978 sono le dichiarazioni di avvistamento a Domenica In. Sembra una psicosi di massa, e sembra scatenata dagli eventi che in quell’anno si rincorrono: la successione di tre papi, le dimissioni del presidente della Repubblica Leone, il sequestro Moro. Il sequestro Moro, in primis, in de profundis: un’esperienza di abduction collettiva, l’entropia di una nazione, di una comunità, durata 55 giorni ma che ancora oggi non finisce di finire. Se la traccia da seguire è quella del rapimento alieno, scopriamo che l’Italia attraversava una lunghissima stagione di sequestri di persona, durata quasi quanto il decennio dei ’70. Nel 1977 si raggiunse il picco, con 77 sequestri. Ecco una delle spiegazioni plausibili per l’isteria da Ufo: sentirsi guardati, sentirsi in pericolo, anelare ad un contatto probabilmente esiziale ma comunque liberatorio con gli alieni.


Un filmato di repertorio con le testimonianze degli incontri ravvicinati del terzo e del quarto tipo raccontati da Pier Fortunato Zanfretta, che sarà ospite in tv nel programma di Enzo Tortora Portobello


Abbiamo provato a tessere questi frammenti come meglio ci è parso, per raccontare, attraverso un racconto altro, alieno, Ufo 78, l’ultimo romanzo, quello appena uscito, scritto collettivamente dai Wu Ming, i celeberrimi anonimi scrittori bolognesi. I Wu Ming sono stati araldi, oltre che paladini, della New Italian Epic, genere letterario assai in voga soprattutto nel primo decennio del secolo, e che spazia da Lucarelli a Siti, da De Cataldo a Evangelisti, da Camilleri a Babsi Jones. Le opere appartenenti al genere sono anche definite Oggetti Narrativi non Identificati: romanzi storici in prevalenza ma non solo, accomunati dall’uso di determinati stilemi e richiami allegorici alla situazione sociale e politica contemporanea.


L’idea di Ufo 78 è raccontare microstorie di personaggi che incrociarono i loro destini nel ’78, sotto stelle buone e stelle cattive. La stella buona, ça va sans dire, è Incontri ravvicinati


Ufo 78 è forse la madre, o il padre, di tutti gli oggetti letterari non identificati, quello in cui il romanzo storico diventa romanzo che storicizza, che racconta il passato prossimo eppure remoto del nostro paese, e lo fa servendosi di diversi registri – sci-fi, thriller, noir – e diversi linguaggi. L’idea di fondo è raccontare alcune microstorie di personaggi qualunque eppure molto speciali, che incrociarono i loro destini nel ’78. Sotto stelle buone e stelle cattive. La stella buona, ça va sans dire, è il film di Spielberg, Incontri ravvicinati del terzo tipo: «A Torino Incontri ravvicinati debuttò al Cinema Corso, una sala che avrebbe chiuso due anni dopo in seguito ad un incendio. Chi andò a vedere il film quella sera non poté non imbattersi in una combriccola di allampanati, giovani, elettrizzati personaggi: gli iscritti al Grucat, Gruppo Ricercatori ufologi e clipeologi associati di Torino».


L’astronave aliena nel finale di Incontri avvicinati del terzo tipo (1978)


Nell’Italia degli anni di piombo, martoriata da bombe e attentati compiuti da gruppi di ideologia eterogenea, riuniti sotto sigle dai nomi bizzarri e spesso depistanti, i Wu Ming raccontano attraverso combriccole di ufologi e di ufofili. Raccontano della misteriosa sparizione di due boy-scout, uno scomparsa con forti sospetti di abduction. Raccontano di quando fu rapito Moro, di come non fu salvato dal Pci – il partito della litote, del non dissenso – e di come questo turbò per sempre le coscienze già sporche degli italiani brava gente. Raccontano anche del lato oscuro della forza, di quell’eversione nera, fascista, che è sempre rimasta nell’ombra, come fosse un oltremondo, e di come dall’ombra della storia italiana – dal rimosso – ha continuato ad avvelenare i pozzi, ad uccidere, a spargere semi venefici. In Ufo 78 ci sono protagonisti principali, ma non eroi: c’è l’eroina, che buca le vene dei ragazzi dell’epoca, sterminando in par condicio i militanti di destra e di sinistra. Sopra l’eroina, in antagonismo dichiarato, c’è una comunità matriarcale, una sorta di San Patrignano utopica che deriva dal mondo hippy ma che presto finirà per trascolorarsi in iniziativa pelosa di capitalisti dal cuore d’oro.


Ufo 78 è un’avventura letteraria originalissima, un’indagine su un altrove italiano che è oscuro ma sempre immanente


Ufo 78 è un romanzo centripeto, in quanto oggetto narrativo non identificato si tiene lontano da un centro di gravità permanente, esplora mondi umani – nel senso di famiglie, gruppi, individui – e terre incognite. Usiamo questa dizione, “terre incognite”, mutuandola da un pezzo del maestro Battiato, perché le sue parole innervano la prosa di Wu Ming. Nelle pagine fioccano citazioni e omaggi infatti, tutti dichiarati. Uno dei lasciti più durevoli, e anche struggenti di Ufo 78 è che i Wu Ming, esempio vivente e forse unico di intellettuali militanti in Italia, non sono così lontani dalla ricerca filosofica e ascetica di Franco Battiato. Ufo 78 è un’avventura letteraria originalissima, un’indagine su un altrove italiano che è oscuro ma sempre immanente. Come i Wu Ming stessi affermano nell’incipit dell’opera: «la sfida del narrare è raggiungere la verità affrontando l’inafferrabile, si trattasse anche di lupi mannari e dischi volanti».